La Missione
La missione è una qualità di Dio: è il movimento di Dio verso il mondo. La chiesa è strumento, segno e sacramento di questa missione (LG 1). C’è chiesa perché c’è missione di Dio e non il contrario.
“La chiesa è missionaria per sua natura perché ha origine dalla missione del Figlio e dello Spirito Santo” (AG 2). L’attività missionaria è “niente altro e niente meno che la manifestazione del disegno di Dio, la sua epifania e la sua realizzazione nel mondo e nella storia” (AD 2;9).
La missione è Dio che prende l’iniziativa, è lui che si rivolge al mondo nella sua opera di creazione, di provvidenza, di redenzione e di compimento.
La missio Dei è innanzitutto l’attività di Dio rivolta sia alla chiesa che al mondo, a cui la chiesa ha il privilegio di partecipare. La missione scaturisce dall’amore fontale, che prende il volto del Padre, il volto del Figlio missionario del Padre e il volto dello Spirito Santo che attraverso il Figlio procede, affinché Dio Trinità possa essere tutto in tutti. Nell’attività missionaria, la chiesa incontra un’umanità in cui la salvezza di Dio è già segretamente al lavoro, per mezzo dello Spirito. Se dunque la missione è partecipazione movimento di amore di Dio Trinità, il compito e lo stile della missione non può essere altri che quello di Gesù:
- Proclamare il Regno… regno che non riguarda solo il futuro, ma anche il presente… è una realtà già inaugurata dall’evento della Pasqua: è perciò necessario “costruire il Regno”, oggi;
- Il Regno giunge laddove si vince il potere del male: malattia, morte… peccato, ma anche inimicizia, emarginazione, privilegi di pochi…
- Le persone contano più delle regole e dei riti: impossibile amare Dio senza amare il prossimo;
- Gesù punta al cambiamento dall’interno del cuore dell’uomo: perdono, misericordia…
- Il primo sguardo di Gesù non fu per il peccato degli altri, bensì per la sofferenza degli altri…
Poiché Dio è un Dio missionario, il popolo di Dio è un popolo missionario (cfr. AD 9). Nei vangeli si possono notare i seguenti tratti della missione:
- la chiesa annuncia Gesù Cristo e non se stessa… deve rimanere all’ombra del proprio Signore;
- la chiesa è la primizia ma non la pienezza del Regno: ma non solo lo annuncia o lo prepara, ma ne è storica anticipazione;
- chiamati non tanto ad annunciare ciò che l’uomo deve fare per Dio, ma ciò che Dio fa per l’uomo… non l’uomo che muore per Dio, ma il Figlio di Dio che muore per l’uomo;
- la forza del vangelo non sta solo nella sua necessità, ma anche nella sua bellezza;
Ragioni della missione:
- Discende dalla volontà di Dio, il quale “vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4-6; At 4,12). È l’obbedienza a un mandato (Mt 28,19-20).
- Proclamare la signoria di Cristo in tutto il mondo. Gesù Cristo, figlio di Dio, è venuto tra noi, ha solidarizzato con noi, è morto e risorto ed è divenuto l’unico universale salvatore.
- ’annuncio di Cristo non è solo offerta di consapevolezza, ma anche di salvezza: non è la stessa cosa appartenere alla chiesa o meno…
- La chiesa è missionaria per sé stessa, per la propria conversione!
- Riunire in Cristo e portare a compimento tutti quei frammenti di luce che invocano una pienezza.
La cooperazione missionaria:
La missione deve passare dall’aiuto allo scambio. L’aiuto suggerisce l’immagine del ricco che dà al povero il superfluo. Lo scambio sottolinea la reciprocità e la collaborazione, un dare e un ricevere. La reciprocità cristiana è però particolare: Gesù non ha detto “come io ho amato voi, voi amate me”, ma ha detto: “come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34-35). L’amore di Gesù non ritorna su sé stesso, ma è un amore espansivo.
La misura della missione è l’altro e non la sua risposta. Ma, a ben guardare, la reciprocità va oltre alla logica dello scambio: non è il mio che diventa tuo, né il tuo che diventa mio, ma il dono di Dio (che non è né mio e né tuo) che viene partecipato. È questa la logica della condivisione. Si può addirittura dire che la misura della missione non è neppure l’altro, bensì la grandezza e la generosità di Dio. Il dono di Dio è universale per sua forza nativa: non sopporta né il mio né il tuo e neppure il nostro. È semplicemente per tutti.
Missione e giustizia:
Per anni le missioni, soprattutto protestanti, hanno inteso come unico mandato quello dell’evangelizzazione. Poi si è cominciato ha distinguere due mandati distinti: uno spirituale e l’altro sociale. Il primo rispondeva al comando di annunciare la buona novella della salvezza in Gesù Cristo, il secondo chiamava i cristiani a una partecipazione responsabile nella società umana, includendo il lavoro per il bene e la giustizia. Questa teoria dei due mandati ha però il grave limite di poter considerare l’ipotesi che ognuna possa avere vita autonoma con la conseguenza che una delle due può essere tolta. Il Concilio e poi Paolo VI afferma che tra evangelizzazione e impegno sociale ci sono legami profondi: “legami di ordine antropologico, perché l’uomo da evangelizzare non è un essere astratto, ma è condizionato dalle questioni sociali ed economiche.
Legami di ordine teologico, poiché non si può dissociare il piano della creazione da quello della redenzione che arriva fino alle situazioni molto concrete dell’ingiustizia da combattere e dalla giustizia da restaurare. Legami di ordine eminentemente evangelico, quale quello della carità: come infatti proclamare il comandamento nuovo senza promuovere nella giustizia e nella pace vera, autentica crescita dell’uomo?” (EN 31; RMi 59).
E Benedetto XVI nella Deus caritas est (2005) pur ricordando che “la giustizia è compito centrale della politica e che la chiesa non può mettersi al posto dello stato” afferma anche che “la chiesa non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia” (28). Evangelizzazione e azione sociale non sono che una cosa sola.
Missione e incontro con l’altro
Non si incontra una persona “virtualmente” attraverso un computer o per interposta persona, ma direttamente. L’incontro con Gesù o è di questo tipo (e allora trasforma) o non è un incontro. Non esiste incontro vero senza un’uscita da sé stessi, dal proprio mondo, per toccare l’altro ed esserne da lui toccati, cambiati, trasformati. Missione è uscire da noi stessi! L’esperienza dell’uscita da sé è l’esperienza stessa della missione. Solo abbandonando le proprie sicurezze, le proprie priorità e le proprie illusioni si incontra l’altro. L’incontro principe è quello con Gesù, ma importanti sono anche gli incontri con le altre persone, le quali, se accolte come parte della propria vita, ci cambiano.
La missione non è buonismo, ma necessità per ogni persona e per tutta la chiesa. E non perché ci fa più buoni o più grandi, ma perché ci rende aperti all’altro, ci fa umani nel vero senso della parola, e quindi figli e figlie di Dio. La missione che porta all’incontro dà senso alla vita, rende viva la Parola, parla della e con la vita. Lasciarsi colpire dalla crisi alimentare che sta causando morti non è ancora incontrare l’altro. Inviare un aiuto potrebbe ancora essere un “preoccuparsi” di noi stessi, del nostro senso di colpa… superato il momento, il nostro buonismo si può assopire e si tornerà a dimenticare il mondo fuori di noi. Missione, invece, esige che l’incontro con l’altro si traduca in una “uscita da noi stessi” per andare verso gli altri. Perché tutti possiamo veramente cominciare a vivere.