Si è piuttosto combattuti sul definire l’anno in cui è attestata la presenza di una comunità a Pieve a Ripoli: secondo alcuni, ad esempio il Muratori nelle sue “Antichità Italiane“, la prima menzione risale al 774 in un documento di Carlo Magno ove è scritto nell’incipit Quarte, Plebe Sancti Petri (vedi “Quarte plebe Sancti Petri” di Fabio Del Bravo, pag. 21): il nome antico indicava la localizzazione della chiesa al quarto miglio da Firenze, lungo il tracciato dell’antica via Cassia.
E ancora, Carlo Magno, alla morte della moglie Ildegarda, nel 783 concesse alla “Basilica Sancti Miniatis Martiris Cristi sita Florentia ubi eius venerabile corpus requiescit…” cospicue proprietà terriere fra cui c’erano anche possedimenti del nostro piviere (vedi “Quarte plebe Sancti Petri” di Fabio Del Bravo, pag. 22)
La Pieve sarebbe di nuovo citata nel 799 nell’atto di fondazione della Badia di San Bartolomeo a Ripoli. Questi documenti non si riferiscono all’attuale costruzione, ma più probabilmente ad un precedente edificio religioso che occupava l’area dell’attuale fino al quinto pilastro: di tale chiesa originaria sarebbero stati ritrovati i muri perimetrali durante il restauro del 1932.
Suggestiva l’ipotesi avanzata dallo stesso Del Bravo nel suo recentissimo libro “L’arrivo del cristianesimo a Firenze, pag. 91″ secondo la quale i seguaci di Miniatus [S. Miniato] nel V secolo, per divulgare la fede cristiana nella popolazione dell’agro, costruirono una chiesetta intitolandola appunto a Sancti Petri prendendo i materiali di risulta di una villa sita nel vecchio centro di Quarte [nell’attuale centro di Bagno a Ripoli] distrutto da il re goto Radagaiso nel 405-406 d.C., prima di essere sconfitto nella battaglia di Fiesole (agosto 406) dal generale romano Stilicone.
Certezze evidentemente non ce ne sono, ma il legame presente anche nei secoli successivi con l’abbazia di San Miniato potrebbe far pensare quanto meno verosimile questa ipotesi.

Secondo alcuni autori, la prima notizia sicura risale al 1 aprile 966 (secondo altri il 31 marzo) quando il vescovo di Firenze Monsignor Sichelmo donò alla Pieve di S. Pietro a Quarto alcuni beni posti nel medesimo piviere in un luogo chiamato Gello (alcuni testi riportano l’anno 996, ma questa data confligge con il periodo in cui è stato in carica il vescovo Sichelmo nella Diocesi di Firenze, cioè dal 964 al 985: probabilmente si tratta di un refuso).
Nel 1013 il vescovo Ildebrando (o Alibrando) – che ottenne il favore dell’imperatore Enrico II per costruire la basilica di San Miniato – versò a favore di quella basilica le decime del Piviere di Ripoli.
In un altro documento esistente nell’archivio diplomatico fiorentino datato 20 aprile 1044, viene citata la chiesa: “… terra posita infra territorium de Plebe Sancti Petri, sita Quarto” (vedi “Quarte plebe Sancti Petri” di Fabio Del Bravo, pag. 22 che cita l’opera “Il Comune del Bagno a Ripoli” di L. Torrigiani V.4°-parte II, p. 21).
Pochi anni dopo era già attiva una comunità di canonici regolari – vita comunitaria dei presbiteri sul modello dei monaci rilanciata con forza dal Sinodo Lateranense del 1059 – che vennero privilegiati in una bolla di papa Niccolò II inviata al pievano Nitido il 24 novembre 1059.
Nella seconda metà dell’XI secolo la pieve di San Pietro a Quarto venne sottoposta sotto la giurisdizione dell’Abbazia di San Miniato al Monte, controllo riconfermato da papa Lucio III nel 1184.
Già pochi anni dopo (1214), però, ci sono documenti presso l’Archivio della Curia Arcivescovile che attestano che prete Ubertino è “Pievano” di San Pietro ora detta “a Ripoli” (da “ripulae“, piccoli argini, rigagnoli d’acqua).
Nel 1224 è fusa una campana, ma alla fine di quel secolo la Pieve non gode di particolare floridezza economica nonostante amministri un territorio composto da 15 chiese suffraganee.
Nel 1306 abbiamo notizie dell’esistenza di una Compagnia della Santa Croce. In quel tempo è pievano Francesco Stracciabende (o Stracciabene), zio di S. Andrea Corsini (1301-1374). Nel 1350 le chiese suffraganee sono 17.
La parrocchia ebbe diversi “patronati” di più o meno ricche, influenti e potenti famiglie fiorentine.
Si ricorda la famiglia Lupicini (forse già dalla seconda metà XIV secolo), di cui resta attestazione tutt’ora con la pietra d’altare sotto l’affresco “Uomo dei dolori”, e segnatamente a Ghocco di Lippo e sua moglie Mattea Bianciardi, la quale detterà il suo testamento nel 1383, lasciando in erede del patrimonio Lupicini l’ospedale di Santa Maria Nuova.

Ghocco Lupicini, possessore di terre e di case nel Pian di Ripoli, è cugino di Francesco Alighieri (ante 1279-1352/1353), fratellastro di Dante, il quale aveva dimorato presso di lui nel ripolese dopo il 1330.
Nell’anno 1400 Francesco di Niccolò Lupicini lasciò in eredità la metà dei suoi beni ai Frati francescani di Santa Croce, i quali nel 1409 lo donano a Tommaso e Jacopo di Giovanni di Francesco Giacomini Tebalducci, famiglia di ricchi banchieri fiorentini.
Nel 1475 Papa Sisto IV tolse il patronato ai Giacomini Tebalducci (erano antimedicei e Piero di Tommaso aveva partecipato alla congiura ordita da Luca Pitti) e lo cedette alla famiglia Strozzi che ebbe tre pievani.
Nel XV secolo la Compagnia della Santa Croce edifica la sua sede in aderenza sul fianco sinistro della Pieve.
Nel 1512 il pievano Niccolò Strozzi fece fondere una nuova campana e modificò il campanile.
Dal 1350 al 1530 nella chiesa furono aggiunti vari altari da ascriversi ad alcune famiglie importanti della zona: i Mellini, i Lupicini, i Del Bianco (nel 1932 se contavano ben otto!).
Finalmente, nel 1530, i patronati cessarono e dal quel periodo la Pieve di San Pietro a Ripoli è in libera collazione dell’Arcivescovo di Firenze.
Nel 1696 è fondata presso la Pieve una società di beneficienza fra i sacerdoti detta la Lega di Ripoli, con il fine di soccorrere i sacerdoti bisognosi, di assisterli in caso di malattia e di occuparsi delle loro esequie.
Nel 1758 il Pievano Filippo Picchianti promuove importanti lavori all’edificio: è rialzato il pavimento, sono rifatte le volte e la sagrestia e sono aumentati gli altari e le campane. Il catino absidale è forse allora dipinto con una “gloria di San Pietro”.
Nel 1855 il Pievano Flavio Cecchini fa realizzare una controsoffittatura piana in cannicciato che copre le capriate della navata centrale; l’interno è completamente intonacato, compresi i pilastri, che vengono decorati da semplici riquadri geometrici.
In quell’anno varie opere d’arte sono portate via dalla Pieve. In occasione del terremoto del 18 maggio 1895 la chiesa subisce danni: “La facciata di pietre conce si distaccò alquanto dai muri laterali. […] Anche l’alta torre campanaria, di forma antichissima, presentava lesioni, fortunatamente non gravi“.
Nel 1932 don Leone Crocetti da Firenzuola promosse un radicale restauro della Pieve: i lavori furono diretti dall’architetto Luigi Zumkeller che portarono al “ripristino” dell’aspetto romanico.
L’interno venne stonacato e furono rimosse le aggiunte barocche e gli altari e il controsoffitto in cannicciato.
Informazioni tratte da “Ricordi storico-religiosi del Miracoloso Crocifisso nella Pieve di S. Piero a Ripoli” – 1907
Chi da Firenze si muove verso il Bagno a Ripoli, dopo un cammino di circa mezz’ora, si incontra a vedere, a destra della strada Aretina, un’antica chiesa monumentale denominata la Pieve di S. Pietro a Ripoli, la cui popolazione oggi ascende a circa 1500 abitanti. […]. La memoria più antica che abbiamo di questa Pieve è una scritta del 1 aprile 966, con la quale Sichelmo vescovo di Firenze concedeva a livello de’ beni posti in un luogo detto Gello nel piviere di San Pietro a Quarto.
È situata la Pieve di San Pietro a Ripoli nel piano dello stesso nome, alle radici dei poggi, che separano a levante-scirocco il Valdarno fiorentino da quello superiore; e ad essa resta a cavaliere la collina, a cui l’antica famiglia Baroncelli diede il nome. Da questa collina si diramano i poggetti de’ Moccoli, del Paradiso e di Rusciano, che a guisa di semicerchio fanno corona e dividono il pian d’Ema al pian di Ripoli […].
Uno degli antichi pregi di questa Chiesa è l’essere stata una di quelle Collegiate secolari del medioevo, col suo Capitolo dei Canonici, che vivevano in comune; Fu così ridotta dal celebre Gerardo, nato nel regno di Borgogna, vescovo di Firenze e che fu poi incoronato Sommo Pontefice al 18 gennaio del 1059 sotto il nome di Niccolò II, conservando bensì fino alla morte il vescovado di Firenze, dove morì il 20 luglio del 1061. Che poi in realtà fosse Collegiata risulta da una visita fattavi l’11 ottobre del 1371, e dall’altra simile del 1392, ed alcune bolle pontificie, nelle quali il Pievano, come capo della Collegiata, si chiama Arciprete. Altro pregio e l’avere avuto sotto la sua giurisdizione fino dal 1350 diciassette parrocchie, e sono: 1. S. Martino a Pilli; 2. S. Zanobi e poi S. Marcellino al Paradiso; 3. S. Pietro in Palco; 4. S. Andrea a Candeli; 5. S. Tommaso a Baroncelli; 6. S. Maria a Quarto; 7. S. Lucia a Terzano; 8. la Badia a Ripoli; 9. S. Lorenzo a Vicchio; 10. S. Stefano a Paterno; 11. S. Andrea a Rovezzano; 12. S. Michele Arcangelo a Rovezzano; 13. San Pietro a Varlungo; 14. S. Maria a Settignano; 15. S. Maria di Fabroro; 16. S. Iacopo al Girone; 17. S. Maria e S. Brigida al Paradiso.
Esiste in detta Pieve una bella e santa società di beneficenza fra i sacerdoti fiorentini, detta la Lega di Ripoli, fondata fino dal 1696, la quale diretta da savissime costituzioni tende a soccorrere i sacerdoti bisognosi e ad assisterli nelle gravi malattie ed a suffragarli dopo la morte con pubbliche e solenni esequie, e con celebrarsi una Messa da ciascuno nella Chiesa, a cui il defunto appartenne. Questa società è tuttora florida e rigogliosa, e funziona regolarmente con tutto lo zelo e lo spirito di vera e cristiana carità tutte le volte che il bisogno lo richieda. È assai numerosa, e sembra volersi maggiormente estendere a beneficio comune, oggigiorno specialmente che il clero, per la tristezza di tempi, si vede venir meno ogni soccorso umano, e solo in Dio e nei propri sacrifizi puoi riporre valido appoggio. […].
Il Piviere confina con quelli di San Donnino a Villamagna, Santa Maria all’Antella, Suburbio, diocesi di Fiesole. La popolazione confina con le appresso parrocchie: San Tommaso a Baroncelli, Santa Maria a Quarto, Sant’Andrea a Candeli, San Pietro in Palco, San Bartolomeo a Ripoli, San Pietro a Ema.
Per ulteriori informazioni:
- “Il Comune di Bagno a Ripoli – Parte II – Monumenti e Ricordi Religiosi” di Luigi Torrigiani – 1903
- “Quarte Plebe Sancti Petri” di Fabio Del Bravo, 1999
- Molte notizie sono riportate anche alla pagina “Parrocchia – “Per non fermarsi” il vecchio giornalino parrocchiale”: all’interno dei giornalini, c’era sempre un articolo scritto dall’allora archivista della parrocchia sig. Renzo Pacenti che riporta notizie davvero interessanti
- Vai anche alla pagina “Attività pastorali-Azione Cattolica – L’Azione Cattolica a San Pietro a Ripoli (libretto)” – soprattutto per gli ultimi 100 anni